mercoledì 16 marzo 2011

Genti italiane, fratelli d' Italia... AUGURI

Non starò qui a fare la cronistoria dell'unificazione dell' Italia, della nostra amata Patria che per vecchi e ormai lontani motivi ci vergognamo di chiamare tale, ma voglio solo onorare tutti i popoli che l'hanno creata, che la abitano e che l'hanno resa grande.

Per cui i miei auguri più sentiti vanno a tutti.

Ai maremmani, ai lunigiani, ai galluresi, ai brianzoli, agli irpini, ai sabini, ai cilentesi e ai canavesi.

Ai ciociari, ai garfagnesi, ai carnici, agli aspromontini, ai murgesi, ai polesinesi, agli abitanti della trinacria, del triveneto e della capitanata.

Un augurio insomma a tutti, anche ai padani che non si sentono italiani ma che hanno combattuto per fare un paese unito.

Genti d' Italia, fratelli d' Italia, auguri a tutti noi
e al nostro Bel Paese vanto e lustro del mondo intero.



le mie scuse alle aree italiane non menzionate e a quelle che hanno visto storpiato il loro nome
spero che l'intento sia comunque stato capito.

martedì 15 marzo 2011

Nucleare? Se il diavolo non ci mette lo zampino....

Certo è che questa volta sarà proprio dura per le ragioni del «si»  riuscire a passare e farsi strada nelle coscienze delle persone tanto da farle ricredere sulla fattibilità di un nuovo progetto nucleare in Italia.

Credo che, al di la delle opinioni di facciata, anche i più accaniti sostenitori del «si» si stiano chiedendo se davvero conviene rischiare tanto per ottenere dei benefici che, se pur ci sono, arriveranno tra non meno di 10-15 anni visti i lunghi tempi di realizzazione di una centrale nucleare.

L'incidente in Giappone di cui ancora non sappiamo valutare danni e conseguenze ha inferto un colpo mortale a questa tecnologia che pure ha dei grandi pregi e che da decenni dà il suo contributo alla sete di energia di tutto il pianeta.
Purtroppo anche un contributo in morti e distruzione.

I danni provocati dal nucleare evocano in noi visioni catastrofiche che vanno dalle bombe su Hiroshima alla desolazione del post Chernobyl,  e quindi hanno un impatto emotivo grandissimo, infatti, da quando il terremoto prima e lo tsunami dopo hanno sconvolto il Giappone, tutto il mondo è incollato davanti alle tivvù per avere notizie minuto per minuto sulla centrale di Fukushima danneggiata tanto profondamente da aver provocato già alcune esplosioni e contaminato l'area circostante.

Eppure sino a pochi giorni fa nessuno si sarebbe aspettato niente di tutto questo, solo un evento catastrofico come quello accaduto l' 11 Marzo scorso ha messo in risalto i limiti che una struttura , anche se realizzata con le più avanzate tecnologie antisismiche, ha nei confronti della potenza della natura. I manufatti hanno retto al sisma, ma hanno dovuto cedere alla forza delle acque, una forza tanto ditruttiva da surclassare il terremoto stesso.

Adesso alla domanda che è sempre la stessa - ma il nucleare è sicuro? - la risposta non può che essere sempre la stessa - SI - a patto però che il diavolo non ci metta lo zampino.

I mali che portarono all'esplosione della centrale di Chernobyl sono stati tutti curati, molto difficilmente si potrà ripresentare una situazione di quel genere, tutto quello che l'esperienza maturata negli anni ha reso prevedibile è stato previsto, valutato e tenuto in debito conto nella progettazione dei nuovi impianti, poco è stato lasciato al caso, forse solo lo Tsunami.

Per cui questo incidente farà, senza ombra di dubbio, modificare i parametri di progettazione delle nuove centrali per far si che siano sempre più sicure ed indipendenti, sia dall'azione dell'uomo e, per quanto possibile, anche dalle bizzarrie della terra, ma l'imponderabile avrà sempre un suo ruolo e penderà, come la spada di Damocle, sulle nostre teste e sulle centrali qualsiasi sia il grado di sicurezza raggiunto.

Questo significa che il dibattito sull'uso dell'energia nucleare non avrà mai fine ed ognuno potrà vantare argomentazioni alle proprie tesi senza che veramente ne possa prevalere una in modo univoco e definitivo. La costruzione di nuove centrali nucleari sono un atto di fede - nelle nuove tecnologie per realizzarle - , di coraggio - per la sfida che comunque la loro realizzazione comporta -  e di speranza - dopo tutto sono centinaia le centrali che non hanno mai dato il seppur minimo fastidio svolgendo il loro lavoro in modo infaticabile da decenni -  la speranza è proprio quella che il diavolo non ci metta lo zampino.